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Corpo inadatto (ma ci lavora bene)

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A volte, durante le telecronache, a Sandro Piccinini scappano frasi tipo: “….lavora bene con il corpo”. Lui sta parlando di Gattuso o magari di Nedved, ma a noi viene subito in mente (con rimpianto) Moana Pozzi. Eppure ha ragione Piccinini, malgrado appaia banale: nel calcio e nello sport il lavoro con il corpo è la cosa da guardare, è la cosa di cui stupirsi.

Soprattutto quando il corpo è inadatto, quando combatte la forza di gravità e lascia le sue impronte, indelebili come quelle di Armstrong sui Pirenei (o era sulla Luna?). Sarà perché nel football non importa essere grassi magri alti o bassi, se sei buono sei buono, il piede comanda e il resto è al servizio. Capita che uno ti dica: ho smesso presto, non avevo il fisico. Balle. Zico non aveva il fisico, gliel’hanno costruito, senza flebo, a furia di impastarlo. E alla fine non è mica venuto granchè. Ma a Zico per devastare la partita serviva giusto la forza dei 90 minuti.

Marco Van Basten, detto il Cigno di Utrecht, aveva un fisico da indossatrice nordica. Culo alto, gambe chilometriche. Eppure lo guardavi e ti chiedevi il senso degli altri, degli avversari. Ma di testa, pur essendo un palo della luce, mica ci prendeva tanto. Gerd Muller, alto la metà di Van Basten, era dotato di un’elevazione prodigiosa. I suoi gol, più ancora del suo fisico, erano scherzi della natura. La biomeccanica è la meno esatta delle scienze. Altrimenti non si spiegherebbe perché un un discobolo ciccione ukraino di un quintale e mezzo, se messo sui blocchi di partenza dei 100 metri, brucerebbe Maurice Green. Certo, al ventunesimo metro cadrebbe sulla pista creando un immenso cratere, ma in quei 20 metri nessun uomo da 10 secondi lo batterebbe.
La biomeccanica sostiene anche l’impossibilità di ottenere risultati decenti correndo impettiti a busto rigido. Vaglielo a spiegare a Michael Johnson: negli ultimi cento di un 400 gli avversari annaspano, lui procede a velocità di crociera: quella di un off-shore.

Il corpo di un atleta è una macchina misteriosa, il corpo inadatto di un atleta è la correzione di un cromosoma che, visto al microscopio, supera in dribbling l’occhio della scienza.


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